Daniele, esperto in Autospurgo a Roma, ci racconta come poter avviare questo tipo di attività.
Avendo a che fare con acque di scarico e liquami, l’attività dell’autospurgo è regolamentata da diverse normative. Se desideri avviare un’attività come autospurgo devi munirti dei permessi necessari per aspirare, trasportare e smaltire i rifiuti nel pieno rispetto della legge.
Innanzitutto, l’autospurgo deve essere iscritto al Ministero dei Trasporti e deve ottenere il permesso per trasportare determinati materiali. Ma, come vedremo, i requisiti richiesti variano in base alla tipologia di autospurgo utilizzato. Analizziamoli nel dettaglio.
I permessi necessari per disostruzioni e pulizie
Per l’attività di disostruzione e pulizia, quella che avviene praticamente su base quotidiana, l’autospurgo si troverà nella situazione di rimuovere ingorghi nelle tubature causati da residui fecali, carte e oggetti caduti accidentalmente nei WC (colonne fecali), carte, rifiuti, foglie, aghi di pino o terriccio (colonne pluviali) o residui di olii e cibo (colonne della cucina).
In questi casi si ricorre al Canaljet, una sonda speciale collegata ad una serie di ugelli intercambiabili a seconda delle necessità, che immette nelle condutture un getto d’acqua potentissimo (fino a 200 bar di pressione) capace di rompere anche le ostruzioni più ostinate. La potenza dell’acqua polverizza qualsiasi tipo di ingorgo, anche nelle tubature più piccole, per poi aspirarlo in superficie e scaricarlo nella cisterna.
Il rifiuto prodotto, classificato tramite il codice CER (Codice Europeo Rifiuti), viene poi trasportato e smaltito in acque biologiche o in fanghi. Affinché ciò sia possibile bisogna richiedere al Ministero dell’Ambiente l’autorizzazione a trattare rifiuti, che deve essere rinnovata ogni 5 anni.
L’autorizzazione prevede inizialmente i permessi più semplici e comuni come quelli per il trasporto di acque biologiche, fanghi di fosse settiche e grassi mense. Successivamente si potranno chiedere ulteriori permessi per il trasporti di altre tipologie di rifiuti. La richiesta è subordinata al fatturato aziendale e al tipo di rifiuto da trattare.
Ad esempio, se si intende trattare un rifiuto speciale come quello ospedaliero, l’azienda che ne fa richiesta dovrà avere nel suo parco automezzi un autospurgo classificato in ADR.
I permessi necessari per la manutenzione degli impianti e la depurazione
Verso l’impianto di depurazione confluiscono tutte le acque da trattare attraverso metodi di filtraggio e ossigenazione. Questo processo permette di separare le parti solide dalle acque vere e proprie, che verranno reimmesse nei ruscelli naturali una volta depurate. Le parti solide vengono invece impiegate in agricoltura come fertilizzante biologico o in industria come combustibile.
Per poter svolgere l’attività di spurgo fognature è necessaria l’iscrizione all’Albo dei trasportatori in conto terzi, presso la motorizzazione e aver immatricolato almeno una cisterna. Una volta svolti questi procedimenti ci si può iscrivere all’Albo Nazionale gestori Ambientali nelle cat. 1 (rifiuti urbani) e cat. 4 (rifiuti speciali non pericolosi) con i codici 200304 – 200306.
Se si intende trattare sia i rifiuti urbani che quelli speciali, allora il tonnellaggio complessivo dei veicoli speciali deve essere di 5 tonnellate di portata utile, se invece l’attività dell’autospurgo si limita ai rifiuti urbani, è richiesto un veicolo di 4 tonnellate di portata utile, che si riducono ad 1 tonnellata se si desidera trattare solo i rifiuti speciali non pericolosi. Mentre il personale addetto deve essere di 3 unità per la categoria 1 più un’altra unità per la cat. 4.
Tutte le informazioni, la modulistica e le normative aggiornate si possono reperire sul sito del Ministero dell’Ambiente. Prima di procedere con la modulistica, è necessario iscriversi all’Agest, l’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali, tramite una procedura telematica che prevede l’invio delle credenziali tramite la PEC dell’impresa.